Da oltre 1000 anni domina solitaria la campagna, come se fosse rimasta nel tempo medievale: è la Pieve di San Genesio, a pochi chilometri da San Secondo Parmense (PR). Luogo ricco di fascino e di storia, domenica 3 settembre alle 21 ospiterà il concerto del Coro Renata Tebaldi, preceduto alle 20 dalla visita guidata all’antica pieve (entrambi ad ingresso gratuito). Organizzato dall’associazione culturale “Vicus Petiatus”, è proposto all’interno della rassegna Estate delle Pievi 2023, promossa dalla Provincia di Parma in collaborazione con i Comuni coinvolti ed il sostegno di Fondazione Cariparma. In programma famosi brani tratti da opere di Verdi (dal Nabucco, La Forza del destino, e Lombardi alla Prima crociata), di Rossini (dal Mosè in Egitto), di Fauré (dal Requiem) e Mozart (Ave Verum). Ad esibirsi accanto al Coro i solisti Elena Cattani (soprano), Emanuela Artoni (contralto), Federico Bonghi (tenore), Luca Mantegari (baritono) e Giacomo Pieracci (basso). Direttore Carmelo Bongiovanni; al piano Serena Fava. Un evento che unisce grande musica, arte e storia. Nel verde dei campi e circondata da canali, San Genesio è considerata come una delle più importanti pievi del territorio emiliano del XIII secolo, quando fu ricostruita a seguito di un’alluvione del fiume Taro. Documentata già nel 1084, viene citata per la prima volta come pieve nel 1195 e nel 1230 le fanno capo undici cappelle nel territorio fra i fiumi Taro e Po. La sua vicenda costruttiva è complessa. Oggi si presenta con una pianta a tre navate, quattro campate e tre absidi. Più volte rimaneggiata nei secoli, San Genesio conosce una lenta decadenza a partire dal 1470, quando, nel nuovo centro di San Secondo, da poco fondato da Pier Maria Rossi, viene creata la parrocchia dell’Annunciazione. Nel 1787 la grande chiesa duecentesca, ormai inutilizzata, viene ridotta, con la demolizione della facciata e delle prime tre campate, mentre nelle navate laterali vengono ricavate un’abitazione e un magazzino. Importanti restauri fra il 1967 ed il 1972 hanno rimesso in luce le strutture duecentesche riportando la pieve all’antico splendore.
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