Descrizione
di Carlo Goldoni
adattamento e drammaturgia Francesco Niccolini
regia Paolo Valerio, Francesco Niccolini
con Alex Cendron, Giuliana Colzi, Andrea Costagli, Dimitri Frosali, Massimo Salvianti, Lucia Socci
scene Antonio Panzuto
costumi Giuliana Colzi
luci Marco Messeri
musiche Antonio Di Pofi
produzione Associazione Culturale Arca Azzurra
È il nome a trarre in inganno: Mirandolina suona troppo dolce, troppo seducente e brioso per poter nascondere qualcosa di più oscuro. Ma – si sa – i nomi talvolta ingannano. Eppure Carlo Goldoni mette in guardia ancora prima che il testo abbia inizio, lo fa nell’avvertimento destinato al lettore: «Fra tutte le Commedie da me sinora composte, starei per dire esser questa la più morale, la più utile, la più istruttiva. Sembrerà ciò essere un paradosso a chi vorrà fermarsi a considerare il carattere della Locandiera, e dirà anzi non aver io dipinto altrove una donna più lusinghiera, più pericolosa di questa».
Goldoni non lascia spazio a dubbi, eppure per quasi duecento anni la tradizione ha voluto che Mirandolina fosse inchiodata alla sua natura dolciastra, un po’ cocotte, effervescente gaia ed esuberante. Era stata Eleonora Duse a fotografare questa tradizione con tre sole parole: «Brio, brio, brio».
Ma se La Locandiera giustamente viene considerato un autentico capolavoro del teatro di tutti i tempi, non è certo perché la sua protagonista è la paladina del brio e dell’effervescenza. Tutt’altro. È una donna feroce, orfana, abituata a comandare, a difendersi e a lottare. Lottare su più fronti: lotta per portare avanti la locanda dopo la morte del padre, lotta contro quattro uomini in contemporanea, lotta per affermare la forza e la dignità di una donna amazzone, in un mondo in cui le donne sono solo oggetto di piacere o di disprezzo.
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