Descrizione
▶︎ Martin Eden
di Pietro Marcello
(Italia, Francia, Germania 2019, 129′)
★ Sinossi ★
Martin Eden, giovane marinaio di umili origini, coltiva il sogno di diventare scrittore. Non ha potuto studiare, ma, autodidatta, si nutre di libri e di cultura. Un giorno si innamora al primo sguardo di Elena, la bella figlia di una famiglia agiata: il suo sentimento è ricambiato, ma le differenze di classe si fanno sentire. Nel frattempo i suoi manoscritti vengono costantemente rispediti al mittente: ma lui non si arrende. Innamorato perdutamente della vita: per poi quando, faticosamente, arriva alla fama, scoprirsene disgustato.
★ Scheda critica ★
C’è un’idea di cinema differente, sfidante e antiretorica, complessa e rischiosa anche in quella scelta stilistica – qui fondante, angolare – di mescolare fiction e materiale di repertorio, bianco/nero d’epoca e finto documentario, in Martin Eden: di cui si apprezza non solo l’originalità della concezione, ma anche il coraggio senza rete di un’opera che, come il suo protagonista, sa essere curiosa della vita e aperta alla speranza, fino ad occupare – sul filo dell’anacronismo – un tempo ideale, che non esiste realmente, ma solo nei nostri ricordi: quello della gioventù. È un film più difficile da fare che da vedere quello di Pietro Marcello, che, in un liberissimo adattamento del capolavoro (in buona parte autobiografico) di Jack London, celebra un riscatto che arriva attraverso la cultura, in un percorso ad ostacoli tra ideali e delusioni, ma pur sempre consapevole che “chi costruisce prigioni si esprime meno bene di chi costruisce la libertà”.
Un film denso e contemporaneo, orgoglioso della sua diversità, girato da un regista autodidatta perennemente insoddisfatto del presente. Che ha ragione da vendere quando dice: “Questo momento storico nella società dell’edonismo e del narcisismo dove tutto è corpo, lo cambi solo attraverso il linguaggio, la cultura. Va cercata una necessità in quello che facciamo: il nostro obiettivo era essere differenti, senza avere modelli”. Missione ampiamente compiuta da un film poetico che funziona meglio nella prima parte che nella seconda, ma mantiene per tutta la durata una forte identità. Poetico, un credo, un’ambizione. Qualcosa che lo porta lontano dai cliché, e noi con lui. E che ha in Luca Marinelli, Coppa Volpi per il migliore attore alla Mostra del cinema di Venezia, il suo punto di riferimento, stella polare di un cinema di cui conosce i segreti e i tormenti.
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