Descrizione
Questa storia è un gioco di parola. Una danza a tre lettere che non devono essere lette. È uno scherzo fatto alla lingua scritta. La W e la O: due lettere, due segni, due pezzi di mondo, indispensabili uno all’altro per conoscersi e per raccontarsi.
Teatro delle Briciole
WOW
regia di Beatrice Baruffini
con Giulia Canali e Alessandro Maione
collaborazione alla drammaturgia Riccardo Reina
realizzazione scene Andrea Bovaia
musiche originali e ambienti sonori Dario Andreoli
ideazione luci Emiliano Curà
dai 3 anni (e per chi legge, facilmente, tra le righe)
«Io spero che il libretto possa essere ugualmente utile a chi crede nella necessità che l’immaginazione abbia il suo posto nell’educazione; a chi ha fiducia nella creatività infantile; a chi sa quale valore di liberazione possa avere la parola. “Tutti gli usi della parola a tutti” mi sembra un buon motto, dal bel suono democratico. Non perché tutti siano artisti, ma perché nessuno sia schiavo».
(Gianni Rodari, Grammatica della fantasia)
Wow, si chiamava.
Era difficile da dire, da scrivere e da disegnare. A volte lo facevano solo testa. Senza occhi, né bocca. Tutto testa, da rotolare e rimbalzare, assomigliava a un biscotto. A volte lo scrivevano solo gambe, da camminare e correre. Come una montagna. Di spigoli e discese sulla neve.
Un giorno il suo nome si ruppe in tre parti. La testa rimbalzò a terra, il corpo volò in mare, nella burrasca e in cielo, tra le stelle e i marziani. Rimbalzarono da una parte all’altra. Impararono a nuotare, a volare, a trasformarsi in animale. Conobbero la paura, il dolore, la tristezza, l’amicizia, il gioco. Impararono a litigare, a urlare, a piangere fino a riempire il mare. Fecero tutto ciò che c’era da fare, per crescere, cambiare, e ritrovarsi nuovamente insieme.
Questa storia è un gioco di parola. Una danza a tre lettere che non devono essere lette. Una scomposizione grafica per emozioni. Un componimento di segni dello stupore. È uno scherzo che abbiamo fatto alla lingua scritta.
Siamo partiti da una parola fatta da sole due lettere. La O e la W. La prima rotonda, l’altra una spigolosa. Una del nostro alfabeto, l’altra no. Viene da terre lontane. Forse è piovuta dal cielo, forse dal mare. Due lettere, due segni, due suoni, due immagini, due caratteri, due pezzi di mondo, indispensabili uno all’altro per conoscersi, per leggersi e per raccontarsi.
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