Descrizione
Dal Singolo al Molteplice, dall’Unico all’Universo
22 dic 2023 ore 21
All’interno del Progetto Calvino/Progetto speciale I-Jazz, ParmaFrontiere, in collaborazione con Associazione I-Jazz, mette in essere un lavoro orientato all’opera di Italo Calvino “Lezioni americane. Sei proposte per il prossimo millennio” realizzato dalla Chironomic Orchestra, condotta da Roberto Bonati, dal titolo “Dal Singolo al Molteplice, dall’Unico all’Universo“.
I propositi che la Chironomic Orchestra, ensemble formato da musicisti di diversa estrazione, ha avanti a sé sono quelli della composizione Istantanea, della improvvisazione guidata dai gesti chironomici del conduttore Roberto Bonati.
In “Lezioni americane. Sei proposte per il prossimo millennio” l’orchestra intravvede il dono dell’essere dentro sé stessa, “invisibile”, il dono del vedersi e il dono del mutare/mutarsi. Il tradizionale uso sonoro/musicale della voce viene, in questo progetto su Italo Calvino, declinato all’introduzione della parola. La stessa entra ed e esce, anche arrivando rapida da altri posti in dialogo con i “propositi” dell’opera e i loro contrari. Il processo democratico istintivo della Chironomic Orchestra traduce in questo lavoro ancor più il processo proprio di invenzione, di smarrimento e ritrovamento, introduzione e smaltimento, e trova il dono della grazia di Italo Calvino, il lascito del lasciare un gesto, una cartella e riprenderla in un presente opportuno.
La scrittura chironomica nasce quando la trasmissione per via orale diviene insufficiente. Inizialmente fatta di piccoli segni messi sopra le sillabe del testo, consentiva al praecentor di dirigere i cantori con il movimento della mano, che a sua volta imprime l’andamento della melodia e lo trasmette. Ricordiamo la profonda innovazione innescata da Guido d’Arezzo, monaco benedettino vissuto a cavallo dell’anno Mille, con l’introduzione sia delle sillabe che denotavano l’esacordo musicale (i nomi delle note Ut-Re-Mi-Fa-Sol-La-Si), ponendo le basi del moderno solfeggio, sia di un sistema noto come “mano guidoniana” che permetteva la visualizzazione dei semitoni e della posizione dell’esacordo stesso. Per insegnare il sistema, l’insegnante indicava una serie di note sul palmo della mano, e lo studente doveva cantarle, utilizzando i gesti usati nel solfeggio. Le mani suggeriscono la voce degli strumenti, li sfiorano, li pizzicano, li percuotono, dirigono il fiato in un punto preciso; le mani fanno la musica. Qui il gesto di chi dirige si fa sistema e crea le condizioni per l’interpretazione e l’interazione dei musicisti, che ricevono un’indicazione intorno al “cosa” ma hanno grande libertà di scelta sul “come”; in questo gioco di equilibrismi sonori ognuno trova la massima espressione in una relazione che non è già data, ma si costruisce insieme nel “qui ed ora”. Con eleganza.
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