Descrizione
Le nozze e Il canto del cigno, quarta e ultima coppia di Atti
Unici
Viale Francesco Basetti, 12A
Debuttano in prima nazionale il 15 febbraio (con repliche fino al 23 febbraio) Le nozze e Il canto del cigno, quarta e ultima coppia di Atti Unici di Anton Čechov prodotti da Fondazione Teatro Due di Parma che ne ha messi in scena otto, presentandoli a coppie di due fino a fine febbraio 2024. Questa cavalcata alla scoperta della produzione giovanile del maestro russo, proposta “a puntate”, ha rivelato gioielli di scrittura che assumono il divertimento come motore del meccanismo teatrale e che sono stati scritti, in maniera evidente, per il godimento degli attori. Čechov si dimostra un maestro del linguaggio parlato: le sue battute hanno cadenze genuine, naturali, dirette, senza nulla di rigido, letterario e paludato. Non a caso i grandi attori del tempo, per le loro serate d’onore, si contendevano questi atti unici, formidabili pezzi di bravura che permettono di esibire tutto il loro talento. Come ne Il Canto del Cigno diretto e interpretato da Roberto Abbati insieme a Pino L’Abbadessa. Nel camerino di un teatro un vecchio attore, dopo una serata in suo onore, si è addormentato, ubriaco di vodka. Al risveglio, nel cuore della notte nel teatro deserto, è spaventato dall’unica persona ancora presente, il suggeritore. Poi inizia un monologo di ricordi, e racconta la sua giovinezza, gli anni ardenti da attor giovane, l’amore per una bellissima fanciulla e la proposta di matrimonio, fallita per il non voler abbandonare il teatro.
“Questo atto unico – racconta Roberto Abbati – parla del sogno ricorrente, l’incubo, che ogni attore fa di rimanere chiuso in un teatro vuoto. L’essere attore, vivere nel mondo del teatro è qualcosa di estremamente invadente, totalizzante, bellissimo, naturalmente, ma che comporta il prezzo e il pericolo di non riuscire ad uscirne mai più. Allora cosa significa per un attore ritrovarsi chiuso in un teatro vuoto? Che i normali rapporti umani, gli amici, i figli, si rischia di trascurarli, dimenticarli, che insomma, chiusi nella pur meravigliosa finzione del teatro, la vita che sta là fuori la si potrebbe aver perduta”. Scritto tra il 1889 e il 1890, Le Nozze si svolge in occasione della celebrazione di un matrimonio. Una situazione normalmente considerata felice, ma attraverso la tecnica del capovolgimento delle convenzioni, Čechov ottiene effetti comici e spettrali al contempo. “L’intera pièce – racconta il regista Matteo Tarasco che dirige in scena Massimiliano Aceti, Lidia Castella, Stefano Gragnani, Stefano Guerrieri, Dino Lopardo, Andrea Mattei, Alberto Melone, Salvo Pappalardo, Bruna Rossi, Massimiliano Sbarsi, Francesca Tripaldi, Pavel Zelinskiy – è praticamente una ininterrotta rappresentazione di volgarità, meschinità, banalità, che l’autore descrive come una sorta di malattia sociale, ma anche spirituale: i personaggi de Le Nozze sono parvenu che esibiscono un’eleganza posticcia per celare un animo gravato da quello che un tempo si usava chiamare filisteismo. Čechov si spinge oltre i confini della farsa per toccare, forse per la prima volta, il genere grottesco satirico, consapevole della lezione di Gogol’, quel “sorriso tra le lacrime”, che diventerà in Tre sorelle e poi ne Il giardino dei ciliegi, un marchio indelebile della condizione umana
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