Descrizione
40 ANNI DE L’ISTRUTTORIA DI PETER WEISS
NELL’ALLESTIMENTO DI GIGI DALL’AGLIO PRODOTTO DA FONDAZIONE TEATRO DUE
TEATRO DUE PARMA
23 MARZO 2024
ore 16.00
TAVOLA ROTONDA
Intervengono
Roberta Gandolfi
Mara Fazio
Alessandro Nidi
Attrici e attori dello spettacolo
Ore 20.30
L’ISTRUTTORIA
di Peter Weiss
traduzione Giorgio Zampa
con
Roberto Abbati, Paolo Bocelli, Cristina Cattellani, Laura Cleri, Paola De Crescenzo, Davide Gagliardini, Pino L’Abbadessa, Milena Metitieri, Massimiliano Sbarsi
Davide Carmarino (esecuzione musicale)
regia Gigi Dall’Aglio
musiche originali Alessandro Nidi
costumi Nica Magnani
luci Claudio Coloretti
produzione Fondazione Teatro Due
IN SCENA PER IL 40ESIMO ANNO CONSECUTIVO
L’ISTRUTTORIA DI PETER WEISS,
SPETTACOLO CULT DELLA FONDAZIONE TEATRO DUE DI PARMA
CHE TORNA CON LO STESSO INTENSO ALLESTIMENTO
DIRETTO DA GIGI DALL’AGLIO E CON UNA TAVOLA ROTONDA DEDICATA.
UN TEATRO CHE RACCONTA LA STORIA E FA LA STORIA DEL TEATRO, DA 40 ANNI.
PARMA dal 23 al 28 marzo, 6 e 7 aprile 2024
Un Teatro che racconta la Storia e fa la Storia del Teatro: a Parma da 40 anni si celebra la memoria dell’Olocausto con uno spettacolo di Fondazione Teatro Due, uno fra i più longevi del teatro italiano, tappa cruciale della storia della scena del nostro Paese, una testimonianza eccezionale e sempre attuale che continua a emozionare il pubblico e a tenere vivo il ricordo tragico della Shoah.
A quarant’anni dalla nascita di questo lavoro, che ha debuttato a Parma il 25 aprile 1984, viene dedicato a L’Istruttoria un momento di approfondimento con studiosi e artisti. Il 23 marzo a Teatro Due alle ore 16.00 avrà luogo una tavola rotonda a cui parteciperanno Roberta Gandolfi, ricercatrice in Discipline dello spettacolo presso l’Ateneo di Parma, storica del teatro contemporaneo e studiosa della regia teatrale, autrice del volume Un’Istruttoria lunga più di trent’anni. Olocausto, memoria, performance al Teatro Due di Parma (Mimesis, 2016); Mara Fazio, storica del teatro e dello spettacolo moderno e contemporaneo, ha insegnato per molti anni alla Sapienza Università di Roma ed è autrice del libro Dal giardino all’inferno. Lettere di una nonna ebrea dalla Germania. 1933-1942 (Bollati Boringhieri, 2023); gli attori e le attrici della compagnia e l’autore delle musiche Alessandro Nidi.
Al termine del pomeriggio di studi alle ore 20.30 andrà in scena lo spettacolo le cui repliche proseguiranno fino al 28 marzo 6 e 7 aprile
L’Istruttoria, testo scritto da Peter Weiss nel 1965 e messo in scena da Gigi Dall’Aglio nel 1984, e intatto nella sua intensa drammaticità e nel suo allestimento, è interpretato da Roberto Abbati, Paolo Bocelli, Cristina Cattellani, Laura Cleri, Paola De Crescenzo, Davide Gagliardini, Pino L’Abbadessa, Milena Metitieri, Massimiliano Sbarsi, con le musiche originali di Alessandro Nidi eseguite in scena da Davide Carmarino.
L’Istruttoria rappresenta all’interno del repertorio dell’Ensemble lo spettacolo più longevo e più amato da pubblico e critica: da 40 anni gli attori dell’Ensemble Stabile di Teatro Due, portano in scena una delle testimonianze più alte e forti che siano mai state scritte per il teatro. L’Istruttoria è andata in scena oltre 1500 volte, vista da quasi 300.000 persone. Ovunque venga rappresentata raccoglie la forte partecipazione degli spettatori di tutte le età; ogni anno il rito del Teatro si compie accompagnando le diverse generazioni nell’Inferno di Auschwitz, in un viaggio-tragedia della Storia contemporanea in cui non può compiersi nessuna catarsi.
Uno spettacolo che nel tempo ha visto cambiare il pubblico, la sua coscienza, la storia politica e ha visto crescere e cambiare i suoi attori. Dal 1984 L’Istruttoria viene rappresentato senza interruzioni a Parma e nei maggiori teatri nazionali.
Nel gennaio 2013 l’Ensemble Stabile Attori di Fondazione Teatro Due è stato insignito dell’Attestato di Civica Benemerenza del Comune di Parma in occasione del Premio Sant’Ilario, quale esempio radicato sul territorio di fertile terreno per la cultura locale, come espressione della passione per il teatro inteso come luogo di vita in cui lo spettatore è il vero protagonista. L’Ensemble da oltre 40 anni rappresenta uno dei pochi gruppi teatrali che opera continuativamente in un teatro stabile a livello nazionale; è protagonista di un progetto produttivo che spazia dalla drammaturgia classica a quella contemporanea, con una media di 15 nuove produzioni e “riprese” per oltre 200 rappresentazioni all’anno. Una risorsa importante in ambito culturale di cui la città di Parma può fregiarsi.
Anche dopo la scomparsa del suo regista, Gigi Dall’Aglio (Parma, 4 maggio 1943 – Parma, 5 dicembre 2020) L’Istruttoria è stata ripresa nella certezza di interpretarne la volontà di mantenere un impegno rispetto alla Storia.
Dopo aver visto lo spettacolo all’Habimah National Theatre di Tel Aviv in Israele, dove non era mai stato messo in scena, il grande scrittore israeliano Abraham Yehoshua ha affermato: “È difficile la rappresentazione estetica dello sterminio, è un’esperienza estrema a cui non si può aggiungere nulla; difficile è anche trovare la forma adatta per raccontare lo strazio delle vittime, ma Weiss c’è riuscito, perché ha trasformato quello strazio in un poema”.
L’Istruttoria venne scritta da Peter Weiss dopo aver assistito allo storico processo che si svolse a Francoforte dal 1963 al 1965 contro un gruppo di SS e di funzionari del lager di Auschwitz. Le 183 giornate del processo in cui vennero ascoltati 409 testimoni, 248 dei quali scelti tra i 1500 sopravvissuti, rappresentarono il primo tentativo da parte della Repubblica Federale Tedesca di far fronte alla questione delle responsabilità individuali, dirette, imputabili a esecutori di ogni grado attivi nei recinti del lager di Auschwitz.
Un giudice, un difensore, un procuratore, diciotto accusati e nove testimoni anonimi sono i personaggi di quest’opera in undici canti che, come un inferno laico e contemporaneo, trascende la rappresentazione del processo e acquista la liricità di una tragedia antica. Una sorta di viaggio agli inferi, non solo nel tempo ma anche nello spazio, in cui i personaggi, bloccati tra forma e vita, tentano con l’azione di dipingere “l’istante eterno” della storia e del ricordo.
Nel 1965, quando L’Istruttoria fu pubblicata, – scrisse il regista Gigi Dall’Aglio – furono molti gli allestimenti realizzati secondo i dettami teatrali di Peter Weiss. Questi richiedevano un’estremizzazione del concetto del teatro epico brechtiano come la totale riduzione dell’aspetto emotivo per far emergere in tutta la sua potenza l’informazione documentaria. Allora nei libri di storia quasi non veniva citata la Shoah e il testo di Weiss forniva notizie sconvolgenti: per questo aveva un senso elencare quante persone erano state uccise in un modo, quante in un altro, quante torturate etc. Vent’anni dopo, nell’84 quando abbiamo messo in scena il testo, i fatti erano ormai venuti alla luce e la gente li aveva collocati nel proprio personale archivio storico. Per me quindi è diventato importante ricostruire la memoria di questo fatto, intesa come memoria emotiva. È stato come se, dopo aver studiato il testo sul piano razionale, fossi andato a dormire con quel turbamento e avessi sognato lo spettacolo, così come poi lo abbiamo fatto.”
La ricezione de L’Istruttoria è cambiata anno dopo anno, seguendo come una cartina tornasole gli umori della coscienza nazionale. L’Istruttoria e i suoi interpreti, riattivando la memoria traumatica si sono trovati al centro di questi discorsi, patendoli e fungendone da catalizzatore.
In questi anni carichi di nuovi conflitti e nuovi problemi, la storia di questo spettacolo, radicata nella ripetizione, proseguirà il suo percorso in fieri, rivelando molto sulla nostra società. E consentendo agli spettatori di riunirsi a celebrare quel fondamentale rito laico che è il Teatro.
In tanti anni è invecchiato solo il corpo dello spettacolo, – scrisse Dall’Aglio: i muri, le vernici, gli oggetti e i corpi dei celebranti, ma il rito si è mantenuto solidamente laico e facilmente dialettico come il senso del teatro richiede, sostenuto dall’intelligenza dei corpi e dalla scenografia che si corrompe con biologica consapevolezza, e sorretto dal grande respiro di un pubblico che è stato reso presente e consapevole.
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