Descrizione
▶︎ Parasite
di Bong Joon-ho
(Corea del Sud 2019, 132’)
★ Sinossi ★
Un giovane disoccupato diventa insegnante di inglese della figlia di un imprenditore, nella cui favolosa abitazione da archistar piazza, con l’inganno, tutta la famiglia: la madre e il padre prendono il posto della governante e dell’autista messi genialmente in cattiva luce, mentre la sorella si candida a insegnante di pittura per il bimbo che, anche se non va al di là di qualche scarabocchio, in casa viene considerato alla stregua di un nuovo Picasso. Tutto sembra filare liscio: fino a quando la vecchia governante non si fa di nuovo viva…
La proiezione sarà in lingua originale sottotitolata in Italiano.
★ Scheda critica del film ★
Prima o poi (ma meglio prima) andrebbe fatto un bel discorso sul cinema coreano: e non solo perché, a oggi, a quanto pare l’industria cinematografica di quel Paese è l’unica al mondo in crescita – tanto da fare spallucce pure a Netflix & Co -, ma anche perché vi sfido a trovare un film ambientato a Seul e dintorni girato meno di benissimo. Ogni pellicola, dal prodotto “alto” (non diciamo d’“autore” perché è un termine prettamente europeo che poco calza con quella cultura) a quello più commerciale (la movimentatissima serie di Tazza, ad esempio), è una dimostrazione superlativa di tecnica. È sufficiente per parlare di “scuola coreana”? Non so. Di sicuro la strada del (grande) cinema adesso passa da quelle parti. Go East: alle opere monumentali dei Kim Ki-duk (il regista di Ferro 3 e Pietà), dei Park Chan-wook (il ragazzaccio di Oldboy), dei Lee Chang-dong (suoi Poetry e Burning) adesso si affiancano anche i film di Bong Joon-ho, cinquantenne innamorato di Gianni Morandi che nella scena clou ti spara In ginocchio da te. Eh sì, genio. È lui il regista del film più bello dell’anno: che non è solo quello che ha vinto – con merito – la Palma d’oro all’ultimo Festival di Cannes, nonché il grande favorito nella corsa all’Oscar per il miglior film straniero. Ma pure – in Corea – il più grande successo di tutti i tempi al box office. Un film prima rocambolesco e molto divertente, poi drammatico e infine amarissimo, Parasite: una black comedy grottesca e “sociale” ambientata in un mondo dilaniato dalle differenze dove il capitalismo può anche diventare un film dell’orrore. Sorprendente e ingegnoso per la capacità di gestire un intreccio pieno di (anche folli) colpi di scena, il film di Bong Joon-ho (Snowpiercer) si chiede quanto puzzi la miseria, quale sia l’odore della povertà: e nella lotta di classi che non sanno comunicare fotografa, tra vertiginosi cambi di registro, il sogno di un riscatto ancora una volta impossibile.
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Prima di Parasite, verranno proiettati due dei cortometraggi in concorso al festival:
▶︎ Immoto
di Luigi Fronteddu, Silvia Guadagnin, Tommaso Mauriello
(Italia 2019, 9’ 40’’)
★ Sinossi ★
La nave, il traghetto (come tutti i mezzi di trasporto) connette due luoghi distanti tra loro ma nel tragitto, di fatto, non si trova da nessuna parte. Questa sospensione spazio-temporale è accentuata dal fatto che il traghetto si muove nel mare aperto, in piena notte, annullando/limitando la percezione dell’orientamento. Questa dimensione si riflette, in secondo luogo, su chi abita la nave e sullo spazio navale in sé: è un luogo di passaggio ma che allo stesso tempo si fa casa, un controluogo (un’eterotopia), dove il reale viene al tempo stesso rappresentato e sovvertito. La nave, come lo
specchio, è il luogo in cui non si è totalmente immersi nella realtà. Nascono comunità di persone con consuetudini affini e diverse alla terraferma, la vita quotidiana è sospesa per una notte, nell’attesa di
riprendere il proprio lavoro al volante di un tir, o di raggiungere casa o viceversa il continente.
▶︎ Le Flâneur
di Giorgia Ghiretti, Folco Soffietti
(Italia 2019, 10’ 27’’)
★ Sinossi ★
Il corto racconta, tramite un’intervista originale e materiali d’archivio, il percorso da dentista a scrittore viaggiatore di Gianluigi Gasparini, in arte Marco Steiner, grazie all’incontro con Hugo Pratt.
Tra brani di romanzi, viaggi nel Pacifico e suggestioni narrative, lo scrittore viene invitato a ripercorrere le sue scelte e la frequentazione con il creatore di Corto Maltese, che lo incoraggiò alla scrittura e inventò il suo nom de plume.
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