Descrizione
Da Sabato 23 Luglio 2022 A Domenica 11 Settembre 2022
Vasco Ascolini, Capitali della Cultura
Alla Galleria San Ludovico una mostra dedicata al grande fotografo italiano con immagini di sculture, musei, chiese, palazzi e giardini riproposte in una proiezione coinvolgente che offrirà al pubblico un’immersione nelle opere, dallo stile inconfondibile, dell’artista.
Si terrà venerdì 22 luglio alle 18 l’inaugurazione della mostra Vasco Ascolini, Capitali della Cultura.Immagini e incarichi dei più prestigiosi musei del mondo, alla presenza del fotografo Vasco Ascolini, del sindaco Michele Guerra e dei curatori Amedeo Palazzi e Cesare Di Liborio. La mostra, allestita nella Galleria San Ludovico a Parma e prodotta dal Comitato per Parma 2020 con il sostegno di Enel, raccoglie gli scatti di Ascolini che, con il suo punto di vista e stile inconfondibili, ha colto i dettagli di città capitali della cultura nazionali e internazionali, come Arles, Berlino, Il Cairo, Ginevra, Parma, Versailles e Tunisi.
Immagini di sculture, musei, chiese, palazzi e giardini che si incontrano nella quotidianità – a colori, in movimento, immersi in rumori di fondo – segnaletiche, cancelli e automobili, negli scatti selezionati per la mostra perdono la scala, e il loro senso è modificato da un nero potente, che confligge con la luce.
Vasco Ascolini è l’unico fotografo italiano di cui abbiano scritto lo storico dell’arte sir Ernst H. Gombrich e il grande medievalista Jacques Le Goff. Le sue fotografie sono state definite “eccezionali” dal critico Federico Zeri, la sua poetica è stata collegata alla messa in scena della scultura e ai gesti del teatro Kabuki dallo storico dell’arte Arturo Carlo Quintavalle. Cavaliere delle Arti e delle Lettere della Repubblica Francese, Ascolini personifica il motto nemo propheta in patria, perché, nonostante il riconoscimento internazionale, in Italia resta poco noto. Questa mostra si propone di far conoscere la sua fotografia al grande pubblico.
Ascolini, che proprio a Parma negli anni Settanta ha iniziato la sua formazione come artista, partecipando da uditore alle lezioni universitarie di Quintavalle, ora torna in città con una mostra che vuole far vivere agli spettatori un’esperienza diversa e totalizzante: il pubblico potrà osservare le fotografie proiettate su un maxischermo e, in sottofondo, potrà ascoltare una selezione di suoni registrati in presa diretta in tutti i luoghi fotografati, che contribuirà ad aumentare lo straniamento. Non una mostra tradizionale, dunque, ma un film, con un inizio e una fine, il visivo associato all’audio, gli spettatori seduti e il buio in sala.
«Al contrario di quello che ordinerebbe la logica, attraverso le immagini di Ascolini, noi riusciamo a leggere il senso di una scultura anche solo vedendone una mano o un suo dettaglio che, scoperto dalla luce, riemerge dall’ombra nera della memoria – afferma Michele Guerra, sindaco di Parma. Lo slogan di Parma Capitale Italiana della Cultura è stato La Cultura batte il tempo e nelle fotografie di Ascolini il Tempo è rappresentato dall’uso del Nero, colore-assenza che isola, nasconde, riduce, sino a quando il fotografo, attendendo la luce giusta, deciderà di svelarci la sua visione».
Nei primi scatti realizzati in contesti teatrali negli anni Settanta – celebri le fotografie dello spettacolo del coreografo, ballerino e regista Lindsay Kemp scattate nel 1979 – Ascolini dimostra uno stile inconfondibile. Forzando le possibilità del mezzo, spinge la grana della pellicola, estremizza i toni del bianco e nero, avvicina i corpi con l’obiettivo e applica ad essi tagli inaspettati, lasciando a un nero assoluto gran parte della stampa. Il risultato è un’immagine che gioca sulle asimmetrie per mantenersi in equilibro.
Verso la metà degli anni Ottanta, il rapporto tra Ascolini e il teatro si esaurisce, e il fotografo inizia a dedicarsi all’architettura e alla statuaria storiche, applicando su pietre e marmi, sale e giardini gli stessi stilemi del teatro. Continua a tagliare le prospettive e i soggetti, con le sculture che fanno capolino da dietro una parete o mostrando la propria silhouette. Così accresce la sensazione di disagio per ciò che non ci è dato vedere, per quel qualcosa che sembra voler sfuggire alla nostra percezione. Proprio lasciando la porta del reale socchiusa, Ascolini contribuisce a ravvivare la capacità immaginativa e ci spinge a scavare nell’inconscio e nella memoria.
La mostra è accompagnata dal catalogo edito Electa Vasco Ascolini, Capitali della Cultura. Fotografie 1980-2013, a cura di Amedeo Palazzi e Cesare Di Liborio. Il volume contiene, oltre alle fotografie della mostra, gli scambi epistolari con illustri nomi della fotografia internazionale, con i curatori di prestigiosi musei e il nuovo saggio di Quintavalle dedicato al fotografo oltre a quelli già editati di Ernst H. Gombrich e Jacques Le Goff.
Biografia
Vasco Ascolini nasce a Reggio Emilia nel 1937 e fotografa dal 1965. Dal 1973 al 1990 si è occupato di fotografia per il Teatro “Romolo Valli” di Reggio Emilia. Sue fotografie di teatro si conservano presso il Metropolitan Museum, il MOMA e nell’Artist File del Guggenheim Museum a New York e in numerosi musei internazionali. Dai primi anni ‘80 si interessa e fotografa i beni culturali, i luoghi, i musei, dove si conserva e si espone l’arte. Nel 1985 per le sue fotografie di spettacolo gli viene organizzata una mostra antologica al Lincoln Center di New York. Dagli anni ‘90 gli vengono conferiti incarichi istituzionali, primo fra tutti quello di fotografare Aosta, con il testo del catalogo scritto da Ernst H. Gombrich, con il quale avrà una lunga corrispondenza epistolare, come con Helmut Gernsheim, Aaron Scharf e Jacques Le Goff, che scriverà per l’incarico di Mantova del 2002. Dall’incarico di Michèle Moutashar di fotografare Arles, esponendolo nel 1991 ai Rencontres, riceverà la Grande Medaglia della Città di Arles assumendo una visibilità internazionale. Viene poi incaricato di fotografare i grandi musei francesi quali il Louvre, il Rodin, il Carnavalet e altri. Nel 2000 espone alla mostra “D’apres l’Antique” al Musèe du Louvre e riceve dal Ministero della Cultura Francese la nomina a “Chevalier de l’Ordre des Arts et des Lettres”. Nel 2007 Reggio Emilia gli dedica una mostra retrospettiva a cura di Sandro Parmiggiani e Fred Licht.
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