Descrizione
Vittorio Franceschi
IL DOMATORE
SPAZIO GRANDE
14 e 15 aprile, ore 20:30
di e con Vittorio Franceschi
e con Chiara Degani
musica, sound design Guido Sodo
light design Luca Bronzo
assistente alla regia Francesco Lanfranchi
regia, scene, costumi Matteo Soltanto
produzione Fondazione Teatro Due, CTB Centro Teatrale Bresciano
spettacolo vincitore del Premio Le Maschere del Teatro Italiano 2022 come Migliore Novità
È difficile parlare di un testo teatrale prima che esso abbia preso corpo e voce, gesto e silenzi nello spazio scenico. Un testo teatrale non è un’opera esatta, finita e immutabile come una scultura o un dipinto al museo o una poesia in un libro. È “altro”.
Un testo teatrale è qualcosa “che si prepara a essere”.
È una creatura fragile, un trovatello che avrà buona vita se avrà buoni genitori adottivi: buoni attori soprattutto. E buoni scenografi, buoni costumisti, belle luci e bravi macchinisti. E buone musiche e effetti discreti, quando è richiesto. E un buon regista che gli voglia bene e lo rispetti. E un buon produttore che creda in lui. E un pubblico sensibile, curioso e competente, che lo accolga.
Chissà come crescerà il mio domatore trovatello. Si presenta come un’intervista all’incontrario, dato che di volta in volta l’intervistatrice è l’intervistata e l’intervistato è l’intervistatore e così non si sa più chi sia a comandare il gioco pericoloso dei rapporti umani. E le sorprese sono tante, per il semplice fatto che c’è di mezzo la vita. Più o meno.
E a pensarci bene il teatro è proprio questo, dal momento che anche gli attori e gli spettatori si scambiano domande e tentano risposte in quel magico, fertile, intimo silenzio che si crea nell’oscurità della sala. Sapendo bene che la verità, che è spietata ma ha pietà di noi, se ne resta là, nascosta fra le pieghe di quel sipario che ogni sera, senza nulla rivelare, si chiude… anche quando il sipario non c’è.
In questo testo si parla di leoni e di tigri, di clowns e di Santi, di case costruite partendo dal tetto e di grandi amori fuggiti via. E di anime che si incontrano e si scambiano il dolore come pegno. L’unica cosa che dura e non tradisce.
Vittorio Franceschi
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